Come abbiamo potuto? Come abbiamo potuto non accorgercene? Come abbiamo potuto non accorgerci che il saio fratesco ha scalato tutti i trend per imporsi con prepotenza come la moda dominante della primavera/estate 2014? Ah, non è così? Pardon. E’ che ho visto la collezione di Elena Mirò (clicca per il video della sfilata).

Tanto basta per descrivere le proposte del marchio italiano di moda “plus size” per la stagione P/E 2014, presentate alla Settimana della Moda di Milano. Elena Mirò il 20 settembre ha fatto sfilare la sua collezione For.Me, dedicata alle taglie fino alle 52 e commercializzata solo in alcuni punti vendita. Vale a dire che i modelli presentati nei giorni scorsi non sono quelli più “commerciali” che troveremo il prossimo anno in tutti i negozi del marchio. Tuttavia, questa precisazione non lascia il campo libero da qualche domanda.
1. Siamo sicuri che Elena Mirò sappia interpretare le necessità delle donne plus size? Vista la collezione, mi pare di no. Le donne Mirò sembrano gridare “vorrei ma non posso”. C’è chi recensisce la collezione come “sobria”, con linee capaci di accarezzare i fisici delle donne. In realtà, gli abiti di questa collezione sembra vogliano castigare e nascondere il corpo, creando l’effetto opposto, quello di appesantire la figura e farla apparire più goffa e gonfia. Siamo alle solite: linee dritte, nessuna valorizzazione del punto vita, casacche e abiti in tessuti, come la seta, che, con queste linee sartoriali, rischiano di sottolineare la pancia anziché camuffarla. Insomma, un abito talare sarebbe più aggraziato. Ah, manica corta praticamente assente.

2. Fantasie… e la fantasia? Floreale molto presente. Ok, lo abbiamo visto anche sulle passerelle di Londra e Parigi e, del resto, trattandosi della stagione primaverile/estiva non si può pensare a collezioni senza petali (ce li becchiamo anche in questo autunno 2013, forse l’estate è durata troppo poco). Si potrebbe dire che evoca molto flebilmente immagini di Giappone e preziosi kimono. Ma poi? Paillettes e lurex qua e là a simboleggiare un’eleganza cheap, come se fosse quello l’unico elemento possibile per esprimere femminilità. La catastrofe si manifesta con i cappottini, i top e i vestiti che hanno lunghe strisce sbrilluccicose ad effetto carta di uovo di Pasqua. Molto belle le tinte unite, il verde e il fucsia a contrasto con nero e bianco, ma penalizzano la figura a causa delle linee. Ma, per il resto, c’è davvero poca fantasia nella palette di colori e di fantasie.
3. Valeria Mazza come ospite d’onore? Non si sa come interpretare la presenza dell’ex top model schierata tra le modelle di Elena Mirò come personaggio d’eccezione. A me pare un po’ demotivante. Sembra voler dire che non ci sono volti, icone giovani (non me ne voglia la Mazza) e realmente curvy (ma plus size sarebbe meglio) da associare al marchio Elena Mirò, a uno dei marchi di riferimento per le donne italiane “taglia forte”. Allora, bisogna dedurre che Mirò vuole presentarsi come un’azienda che si rivolge a un target di donne sugli anta. Valeria Mazza ha avuto un passato glorioso. Ma vederla sfilare ora con QUESTA Elena Mirò mi dà una triste sensazione di decadenza. E la colpa non è sua.
Anche questa volta, resta l’amarezza per la consapevolezza che la catastrofe poteva essere evitata.
Ciao, sono stata spesso a sfilate di Mirò non a questa ultima, di cui ho visto video e foto e sono pienamente d’accordo con te, penso sia una delle meno ben fatte, comunque ci sono molti fattori che fanno pensare che pian piano la mirò si stia avvicinando a un pubblico più medio (più diffuso) e allontanandosi da quello plus size e la cosa non mi fa impazzire. In questo sono compresi gli ospiti delle sfilate, che non sono mai plus size, a parte qualche blogger me compresa. Eppure alla prima sfilata ricordo che almeno nel pubblico c’era un nutrito numero di signore abbondanti. Inoltre, in un recente articolo su un quotidiano ho letto che Elena Mirò asseriva che le donne plus size per vestirsi bene devono indossare capi oversize. Bah… questi concetti sconcertanti. Ti dirò che per me il marketing e le scelte delle aziende plus size italiane ancora delude perché molto indietro rispetto all’estero.
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Grazie per il tuo contributo, Marged. Beh, sapere che il pubblico delle sfilate non è il target delle collezioni della Mirò mi delude e mi deprime molto. E mi fa rabbia sapere che il brand voglia costringere le donne in carne in abiti talari oversize, come a voler dire che bisogna coprire, nascondere, anziché indossare ed esaltare.
La scorsa settimana ho chiamato una maglieria della mia città che negli ultimi anni è cresciuta molto e commercializza in tutta Italia. Stavano organizzando la presentazione della collezione invernale ed io ero interessata a partecipare all’evento. Ricordo, infatti, che qualche anno fa avevo trovato nel loro punto vendita diversi maglioni nelle taglie forti e mi sarebbe, quindi, piaciuto assistere a questo evento e parlarne nel blog, sperando di poter dare dei consigli utili ai lettori. Invece, il titolare mi ha detto che le taglie forti non le producono più, non gli interessa, ed era rimasto stupito nell’apprendere – da parte mia – che il mercato delle plus size poteva dare grandi soddisfazioni. Per lui le “ciccione” si erano belle che estinte, e invece io gli ho stravolto le sue convinzioni, pensa un po’! Insomma, sono pochi ad avventurarsi nella moda per taglie comode in Italia e a molti non riesce nemmeno bene.
Buon blogging! Grazie per il tuo commento!
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