Hey. Come va…?
É un buon momento per parlare?
Spero di sì.
Lo so, è molto che non ci sentiamo. Non mi faccio viva su Fatty Fair Blog da tempo immemore.
Tante volte si dice “Prometto di non sparire! É solo un periodo un po’ così. Ci becchiamo quando sono più libera”.
Solo che non sono stata libera per due anni.
Eh? Com’è possibile? É possibile, è possibile.
Come quando stai in fila al bagno di un locale il sabato sera e quello non si libera mai 🚽 Capita.
Capita anche che quando si libera, il bagno fa talmente schifo che ci rinunci.
Ma qui è tutto in ordine, eh! Non c’è bisogno di andare via.
Un po’ di pandemonio c’è stato, non lo nego. Ma ho rimesso tutto a posto.
Lo giuro! Che possa finire in un bagno da cui è appena uscito un maschio completamente sbronzo, se non è vero!

Volevo dirvi tante cose. Ma dovevo dirle a me stessa, prima.
Beh, se non siete incavolati, comincio a dirvi qualcosa.
Partiamo dalla prima notizia.
📢 Fatty Fair Blog è tornato!
Non so qual è la maniera giusta per annunciarlo.
Insomma, come si fa un ritorno?
In maniera plateale, in pompa magna, in grande stile? Come i Pooh che tornano, riuniti, sulle scene con un concerto sold-out a San Siro, con le rughe stirate, la faccia lucidata e l’espressione sorniona di chi può bearsi dell’acclamazione popolare?
O in maniera sommessa, a capo chino, con mestizia? Come quando si torna a vivere con i propri genitori dopo una convivenza finita male, colmi di frustrazione e con l’incubo costante del pericolo-flash-back-adolescienziale dietro l’angolo?
Un ritorno è un ritorno. Gioioso o funereo. Chiassoso o silenzioso. Atteso o indesiderato.
C’è sempre un motivo per tornare.
C’è sempre la volontà di tornare.
Certe volte è una tappa obbligata. Anche se non l’avevamo previsto.
Anche per quei maledetti che vincono il Turista per sempre. Che vi credete?!
Perché si ritorna? Dovrei prima spiegare perché sono partita.
Che, in realtà, non sono partita affatto. Mi trovo nello stesso posto di due anni fa, quando pubblicai l’ultimo post.
Coordinate GPS: Umbria, cuore verde d’Italia come si usava dire negli anni ‘90, località Montefalco/Foligno a seconda se vi fa più figo il borgo medievale immerso nei vigneti di Sagrantino o la cittadina che ha i connotati famigliari della provincia e la verve di un hub culturale. Certo non è Berlino. Ma qui, a differenza di due anni fa, ci sto bene.
Io sono sempre io: Marica Remoli classe 1988, sovrappeso ma con garbo da quando ne ho memoria, dieci ore di lavoro ogni giorno per sudarmi la carriera da freelance nella comunicazione digitale.
Insomma, se è (quasi) tutto uguale a due anni fa, perché lo stop improvviso del blog?
Eh, per onestà intellettuale, vi devo più di un pungo di scuse raccattate qua e là e messe insieme alla buona. Cominciamo…
😰 Work hard. Live another day
Nel 2014 ho intrapreso scelte professionali importanti. Abbandonato il giornalismo, mi sono dedicata alla mia attività in proprio nella comunicazione digitale, dato vita a molti progetti, arraffato un sacco di lavori, fatto le ore piccole davanti al pc o agli eventi. Mi sono buttata a capofitto nel lavoro, con risultati discutibili per la vita privata, ma molto soddisfacenti per la professione.
💔 Como duele el corazón
Lo ammetto. Ho sempre avuto un’attitudine al sacrificio che diventa malsana, se supera un certo limite. E quel limite l’ho superato. Di sacrifici ne ho fatti assai per il lavoro, ma quelli spesi per l’amore sono stati innumerevoli e inenarrabili. Mi sono consumata, e insieme a me s’è consumata anche la fiducia verso un certo modo di “stare insieme”. Dopo molti anni, ho messo fine alla mia storica relazione d’amore, come si usa dire. Anche se, per descriverla, dovrei usare qualunque espressione fuorché quelle convenzionali. Ché, nel bene e nel male, di convenzionale non aveva proprio nulla. Forse è per questo che mi ha insegnato tanto.
Ne esco, soprattutto, con un baricentro fortificato: nella vita, alcune rinunce sono indispensabili, ma rinunciare a se stessi non può essere un’opzione. Mai.
✂ “Vorrei ma non posto” (l’ho scritto davvero?!)
Ho sempre voluto pubblicare contenuti di qualità. I servizi fotografici degli outfit plus-size ne sono un esempio. Non volevo mostrare semplicemente come vestirsi (né ho mai avuto questa pretesa, in realtà). Il mio scopo era più “alto”. Volevo mettere in bella mostra uno stile di vita a suo modo “particolare” eppure normalissimo, quello delle donne in sovrappeso, per liberarlo dai pregiudizi, dai luoghi comuni. Volevo comunicare bellezza, autostima, benessere.
Ma, a un certo punto, non mi sono più sentita in grado di tenere fede alla linea editoriale, per motivi organizzativi, lavorativi e personali. Perciò, senza lo spirito né la possibilità di creare contenuti di valore, ho interrotto le pubblicazioni.
Lo shut-down di Fatty Fair Blog non è passato inosservato. Tante persone mi hanno chiesto ripetutamente del blog. Col tempo, arrivavano nuovi lettori, nuovi commenti, nuovi contatti, nuove richieste. E io, sopraffatta da tutto ciò che avevo attorno e dentro a me, guardavo il blog come si guarda il tipo a cui hai dato il primo bacio molliccio e maldestro: con tenerezza e vergogna. E con la certezza che quel capitolo non si doveva riaprire. Mai più.
Finché è arrivata una sera.
Una di quelle in cui esci con gli amici e ti ritrovi in una bolgia assurda di amici di amici, con un ottimo Mojito in mano e la caciara del centro storico a incorniciare quella bella serata.
D’un tratto, una persona che conosco di vista, mi chiede che fine avesse fatto Fatty Fair Blog.
– Eh, purtroppo non ho tempo, col lavoro da freelance… Il progetto mi sta infinitamente a cuore, ma non so come fare. Non credo che lo riprenderò mai.
– Insomma, lo lasci lì a marcire.
– Guarda che non marcisce. Non è mica un rifiuto organico.
– Peggio, infatti! Va nell’indifferenziato. Chissà quanto ci vorrà a smaltirlo. E pensare che non è nemmeno da buttare…
A momenti il Mojito mi risale su per il naso.
La metafora dell’indifferenziato mi lasciò molto colpita, e non solo per la mia coscienza ecologica. Ero stata proprio io a fornire l’assist giusto per quella battuta, del resto. Forse, era quella la risposta che volevo sentirmi dire.
E lì mi è riaffiorato alla mente qualcosa che era sepolto da troppo tempo. Che il blog non è meramente “un sito”: il blog sono io, qui dentro c’è tutta me stessa.
Ho ricordato che Fatty Fair non è un insieme di pagine web con testi e contenuti multimediali. Che i lettori non sono i numeri che appaiono su Analytics, e neppure i like su Facebook.
Che di qua e di là dello schermo siamo persone. Persone che entrano in connessione tra loro perché hanno interessi in comune.
Ho avuto, finalmente, la netta percezione di cosa fosse Fatty Fair Blog: un punto di unione.
É con questa filosofia che riprendo a scrivere su Fatty Fair Blog. Comunicare, condividere, cercare il confronto è ciò che amo fare. Così, riprendo la parola e mi rimetto all’ascolto di chi mi vorrà leggere.
Seconda novità.
I temi che ci faranno incontrare saranno più vari rispetto a quelli di un tempo.
Se c’è una cosa che ho imparato dalle esperienze fatte negli ultimi anni è: non limitarmi.
Sulla scorta di un’ispirazione strabordante e di un travolgente desiderio di condivisione, vi presento il nuovo look di Fatty Fair Blog.
Il blog si compone di tre sezioni principali.
Comodamente donna è uno stream senza filtri con articoli dedicati all’universo femminile (con o senza chili di troppo), all’ammmore, alla vita. Ci troverete contenuti di molte tipologie diverse: riflessioni semiserie o del tutto scanzonate sul rapporto donna-uomo e temi di attualità, racconti sul lifestyle, piccoli reportage di escursioni e viaggi con foto e soprattutto video (la mia nuova fissa) e molto altro ancora.
Look taglie morbide è la sezione dedicata ai miei outfit plus-size, ai consigli moda e abbigliamento per taglie forti, informazioni utili su negozi e prodotti dedicati alle taglie comode. Questa è la sezione da cui tutto è nato, e resterà certamente in vita. Ma visto che la mia fotografa e io siamo due perfezioniste, prepareremo i contenuti sulla moda plus-size con molta calma. Insomma, le pubblicazioni del fashion blog saranno meno frequenti, ma sicuramente di valore.
Storie al quadrato è il frutto di un’abilità indispensabile acquisita lavorando nella comunicazione: la sintesi (questo articolo non fa testo 😛 ). É una raccolta di contenuti condensati e lapidari, per ridere a denti stretti o riflettere. Una gallery di storie brevi racchiuse in tanti quadratini. Se vi va di condividerle sui vostri social, mi fa molto piacere! Le storie al quadrato sono tutte per voi.
In quanto al nuovo aspetto del blog, posso dire di aver progettato e realizzato il concept grafico con metodo, ma senza troppe paturnie. Sul font particolarmente femminile e sul color ciclamino sono andata decisa e sparata come un treno. Un tempo avrei scelto qualcosa di più minimale. Ma, adesso, essere donna non mi fa più paura.
Last but not least, un paio di ringraziamenti. In primis, alla mia fotografa di sempre, Tiziana, che ha scattato con rinnovato entusiasmo la nuova foto di copertina e molte altre che vedrete prossimamente. Seguitela su Instagram: il suo account BettySueFlowers ha migliaia di followers, qualcosa vorrà dire 🙂 L’altro ringraziamento è per un paio di amiche carissime che hanno letto alcuni articoli in anteprima e fornito consigli davvero preziosi.
Queste righe sono il minimo che possa fare, dato che ho intasato per mesi il loro Whatsapp.
Spero che chi già conosce Fatty Fair Blog potrà apprezzare il nuovo corso che sta prendendo. E che non sia troppo arrabbiato per la mia prolungata assenza.
E su! Che ce l’avete tutti quell’amica con la testa per aria che non si fa viva per secoli.
Ma quando vi ritrovate è come se non fosse passato neanche un giorno.
Ecco, spero sia proprio così.
Mi trovi anche qui:
Ben tornata dunque, cara! 😉
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Grazie Vale!!! :3
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